Non lo so mica come ci siamo infilati in questa cosa delle pecore. Fatto sta che per colpa (e sottolineo colpa) del nostro amico Andrea, titolare del Feudo, adesso sono tra noi Bruno e Castano. Non proprio tra noi, per la verità, ma nel campo attiguo a casa nostra e, volendo, al riparo di una splendida casetta fatta dal regista di questa follia.
Dunque ora abbiamo due pecore nane, che in realtà sono due arieti con le corna e non chiedetemi perché non c’è una pecora femmina, né come si fa a gestirli. Io so solo che abitavo in condominio e che sono già brava ad occuparmi del cane.
A proposito del cane, ieri c’è stata una scena esilarante: volevamo fare in modo che i nostri animali da cortile famigliarizzassero tra loro, io ho anche inutilmente pensato che, se qualche volta non posso portare fuori Jago, il nostro golden retriever di un anno, o se stiamo via per una giornata intera, lui potrebbe starsene nel recinto con le pecore, è un’idea buona no? In fondo lì c’è ben da correre e da giocare, più che nel giardino di casa. E invece, per fortuna che l’abbiamo sgamato! Lui punta a coprirli gli arieti, cioè se ne sta buono buono magari per mezz’ora o più e poi impazzisce, li insegue, li mordicchia e poi li copre. Una roba da paura! Io sono rimasta allucinata e mentre quelli correvano come dei pazzi, per fermare Jago mi sono presa una cornata sul ginocchio che mi fa ancora male. E poi a spiegare annessi e connessi alle figlie. Ma che vuoi che sia, facciamo pure sta vita bucolica e campestre, regaliamoci la lana da cardare (qualcuno sa come si fa, quando si fa? Io no…).
Però Bruno e Castano sono bellissimi e morbidissimi, si avvicinano, si lasciano accarezzare e sono davvero innocui, speriamo solo che facciano sufficientemente bene il loro mestiere, cioè mangiare l’erba del campo, che adesso iniziamo a lavorarne vari pezzi e un po’ alla volta diventerà lo sfogo al nostro desiderio di autosufficienza.
